Artista, MIA Fair 2023 @ Glauco Cavaciuti

Veronica Gaido, UNTITLED, 2020

Courtesy: VERONICA GAIDO

STAMPA PLEXIGLASS
PLEXIGLASS PRINT
Dimensioni / Size: 70 X 70 CM
Edizione / Edition: 8 + 2 P.A.

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Veronica Gaido con la mostra L’amour et le divorce indaga il nostro presente, la vita e l’amore attraverso il corpo. Il nostro involucro, la nostra pelle, è lo strumento per abitare la complessità del reale e si configura come un’interferenza che ci salva, che ci sottrae agli automatismi della smaterializzazione in un mondo digitale fatto di pixel e codici.
Del resto la fine del XX secolo resterà nella storia dell’arte, della fotografia – ma anche del diritto – come l’epoca in cui la riflessione giuridica ha dovuto riscoprire il corpo e considerarlo come “uno spazio e uno strumento per esercitare la propria libertà, la propria auto-affermazione in modo assoluto, irrinunciabile e indisponibile a compromessi” (Jean-Pierre Baud).
È passato circa un anno da quando il mondo si è spinto oltre il nostro futuro prossimo. Il metaverso ha di fatto aperto la corsa ad una dimensione nuova, a chi l’avrebbe riempita per prima e quindi meglio di tutti gli altri.
E in questo scenario il mondo analogico, la nostra esistenza che fine hanno fatto? Veronica indaga il corpo che ne è la soglia; sconfina e unisce istanze che forse non dialogherebbero e racconta della nostra figura attraverso immagini frutto di un’elaborazione digitale.
Corpi reali che diventano virtuali. Entità virtuali che rimandano all’esistenza del qui e ora. Presenze che Veronica sdoppia, modifica, sovrappone, accosta ed intreccia. A volte le allontana dimostrando che la vita è così. Raccontando tutte le possibilità di una persona di essere “infinita”, come amava dire Pasolini.
Attraverso la lunga esposizione, Veronica usa la macchina fotografica alla stregua di un pennello e da oltre dieci anni esplora il movimento e la luce. Il corpo come strumento attraverso cui conosciamo il mondo e l’altro, quella frontiera che ci porta ad avvicinarci o ad allontanarci da cose e persone. E se davvero oggi viviamo in un lento diradarsi del confine che separa un dato oggettivo da un vissuto soggettivo, ciò che vediamo, sentiamo, tocchiamo è veramente reale?
La storia della filosofia ci ricorda le mille domande poste sui fenomeni esistenziali e le poche risposte date di conoscere a noi esseri umani. Siamo davvero, come diceva Platone nel suo Simposio, alla ricerca di qualcuno che ci completi? Due anime divise che si abbracciano per ritrovarsi intere? Oppure aveva ragione il maestro americano Philip Roth nell’affermare che noi esseri umani nasciamo completi ed “è l’amore che ci spezza”?
L’amour et le divorce, l’avvicinamento e l’allontanamento, una danza continua ed incessante. Corpi che si incontrano e che si separano. Corpi che si abbracciano… Perché quando abbracciamo qualcuno, abbiamo l’opportunità di far ripartire il mondo da capo. Un ritmo incessante e indomabile che non riusciamo a controllare, proprio come i battiti cardiaci che ci infondono la vita.
E allora il corpo è la soglia. Può essere frontiera o barriera. È l’essere e l’avere. È l’esser stato e l’aver avuto. Alla domanda di una giornalista: “Il corpo è tutto?”, la poetessa Patrizia Cavalli rispondeva: “Il corpo è tutto, è dove sperimentiamo la conquista e la perdita”.

Veronica Gaido with the exhibition L'amour et le divorce investigates our present, life and love through the body. Our casing, our skin, is the tool for inhabiting the complexity of reality and takes the form of an interference that saves us, which takes us away from the automatisms of dematerialization in a digital world made up of pixels and codes.
After all, the end of the 20th century will remain in the history of art, of photography - but also of law - as the era in which legal reflection had to rediscover the body and consider it as "a space and an instrument for exercising one's freedom , one's self-affirmation in an absolute, indispensable and unwilling to compromise way” (Jean-Pierre Baud).
It's been about a year since the world has moved beyond our near future. The metaverse has in fact opened the race to a new dimension, to whoever would have filled it first and therefore better than all the others.
And in this scenario the analogue world, what happened to our existence? Veronica investigates the body which is its threshold; she borders and unites instances that perhaps would not dialogue and she tells of our figure through images resulting from digital processing.
Real bodies that become virtual. Virtual entities that refer to the existence of here and now. Presences that Veronica doubles, modifies, superimposes, approaches and intertwines. She sometimes drives them away by proving that life is like that. Telling all the possibilities of a person to be "infinite", as loved to say Pasolini.
Through long exposure, Veronica uses the camera as a brush and for over ten years she has been exploring movement and light. The body as a tool through which we know the world and the other, that frontier that leads us to approach or move away from things and people. And if today we really live in a slow blurring of the boundary that separates an objective datum from a subjective experience, is what we see, hear and touch really real?
History of philosophy reminds us of the thousand questions posed about existential phenomena and the few answers given to us as human beings. Are we really, as Platone said in his Symposium, looking for someone to complete us? Two divided souls embracing to find themselves whole? Or was the American master Philip Roth right in stating that we human beings are born complete and "it is love that breaks us"?
L'amour et le divorce, the approach and the departure, a continuous and incessant dance. Bodies meeting and separating. Bodies hugging each other... Because when we hug someone, we have the opportunity to start the world over again. An incessant and indomitable rhythm that we cannot control, just like the heartbeats that give us life.
And then the body is the threshold. It can be a border or a barrier. It is being and having. It is having been and having had. To the question of a journalist: "Is the body everything?", the poet Patrizia Cavalli replied: "The body is everything, it is where we experience, conquest and loss".


Veronica Gaido

ITALIA @ ITALIA

Veronica Gaido muove i primi passi nel mondo fotografico ancora adolescente, trasferendosi prima a Milano, dove studia all’istituto italiano di fotografia e poi nelle grandi metropoli per ampliare le sue esperienze frequentando workshop cosmopoliti. Nel 2001 collabora con la biennale di Venezia di Harald Szeemann per il bunker poetico di Marco Nereo Rotelli. Nell’agosto del 2002 tiene la sua prima mostra “sabbie mobili” presso lo spazio di Massimo Rebecchi a Forte dei Marmi, curata da Maurizio Vanni. Dopo l’esperienza fotografica Veronica Gaido ha sentito l’esigenza di cambiare, di esplorare nuove prospettive utilizzando un “drone” per riprese aeree dedicandosi alla creazione di un video per la fondazione Henraux, presentato alla triennale di Milano nel 2012. Nello stesso anno la fotografa fa parte della giuria “premio fondazione Henraux”, presieduta da Philippe Daverio, creando il progetto “awareness of matter”. Nel 2013 inizia un tour tra India, Bangladesh che ha dato luce al progetto “atman” curata da Enrico Mattei e Roberto Mutti per iniziare una mostra itinerante che toccherà Pietrasanta, Milano, Londra, Parigi e New Delhi. Dopo un anno nasce il progetto “mogador” scattato nel porto di Essaouira.

COLLECTION MIA 2023

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