Artista, MIA Fair 2023 @ STKZ SRL / 2 CHANGING ART

Aurelio Amendola, Michelangelo, Giuliano de Medici Cappelle Medicee, 2004

Courtesy: Aurelio Amendola

Stampa bianco e nero su carta baryta su sali d'argento montata su alluminio con cornice
Stampa bianco e nero su carta baryta su sali d'argento montata su alluminio con cornice
Dimensioni / Size: 90x120cm
Edizione / Edition: 9
Prezzo / Price: 17000

Partendo dalla domanda “quanto tempo dura l’eternità?” la fotografia di Aurelio Amendola indaga le sculture classiche di Michelangelo, Gianlorenzo Bernini e Canova.

Se per un poeta il linguaggio è creato da parole, sillabe e lettere per un fotografo la voce è la luce.

Nasce una rapsodia dei corpi, la sensualità del marmo, la morbidezza della carne. L’occhio del David e la profondità della sua pupilla.

Come afferma Roland Barthes la fotografia riproduce tecnicamente ciò che non potrà ri-vivere esistenzialmente.

Traslare la tridimensionalità della scultura in bidimensione, in una fotografia, significa poter tenere l’infinito nel palmo di una mano.

Quanto tempo dura l’eternità? Due giorni dopo il per sempre.

2 Days after forever.

Starting from the question "how long does eternity last?" Aurelio Amendola's photography investigates the classical sculptures of Michelangelo, Gianlorenzo Bernini and Canova.

If for a poet the language is created by words, syllables and letters for a photographer the voice is light.

A rhapsody of bodies is born, the sensuality of marble, the softness of flesh. David's eye and the depth of his pupil.

As Roland Barthes affirms, photography technically reproduces what cannot be existentially re-lived.

Translating the three-dimensionality of sculpture into two dimensions, in a photograph, means being able to hold infinity in the palm of one hand.

How long does eternity last? 2 days after forever.


Aurelio Amendola

Italia @ Italia

Nato a Pistoia (19 gennaio 1938), nel corso della sua eccezionale carriera di fotografo d’arte, Aurelio Amendola si dedica intensamente ai temi del contemporaneo, arrivando a raccogliere una vera e propria Galleria di Ritratti dei più celebri maestri del Novecento, sorta di Galleria degli Uomini Illustri di alta epoca, rivisitata con i vessilli dell’attualità: De Chirico, Pomodoro, Schifano, Lichtenstein, Warhol. Grazie alla lunga frequentazione personale con molti di loro (Manzù, Fabbri, Ceroli, Vangi, Kounellis, Pistoletto, Parmiggiani, Paladino, Barni, Ruffi, Mainolfi) realizza innumerevoli monografie corredate dai suoi scatti. Prezioso il sodalizio con Marino Marini e Alberto Burri, indimenticabili compagni di strada e di vita. In parallelo, Amendola si distingue per celebri fotografie sulle sculture del Rinascimento italiano o, più in generale, per quelle dedicate alla tradizione classica, comprendendone intimamente volumetrie, tridimensionalità, contrasti, e offrendo ogni volta un punto di vista dichiaratamente scostato dall’approccio documentaristico: ispirato da una visione tattile, emotiva, sensoriale.

I suoi esordi sono contrassegnati dall’ormai celebre volume Il pulpito di Giovanni Pisano a Pistoia (1969); alla campagna fotografica primaria (1964) ne seguono molte altre, solcando il soggetto tra rigorosa fedeltà e mutevole interpretazione, specie per l’uso cangiante della luce. L’interesse per l’antico si radica poi in numerosi altri lavori fotografici: Donatello, Jacopo della Quercia, Luca della Robbia, Canova, Bernini, Michelangelo. Ai marmi di quest’ultimo –sorta di alter ego di costanti ispirazioni- consacra numerosi cataloghi, mostre, monografie. Nel 1994 con il volume Un occhio su Michelangelo (dedicato alle Cappelle Medicee in San Lorenzo, Firenze) Amendola vince il Premio Oscar Goldoni per il miglior libro fotografico dell’anno. A compendio, illustra i grandi temi dell’arte italiana, realizzando veri capolavori, come dimostrano i volumi sulla basilica di San Pietro, visitata secondo l’ottica personale: tra eleganti prospettive, particolari inaspettati e scorci inediti nel corso degli anni, Amendola ha costantemente sperimentato azzardi, mescolanze, giustapposizioni, intrecci, accostamenti. Calando l’antico nel contemporaneo o assegnando al contemporaneo un trattamento di matrice classica. Giungendo ogni volta a comporre sequenze fotografiche senza tempo e senza età. Come immortali.

Accanto alla ritrattistica e alla statuaria antica, Amendola si è largamente cimentato anche nella poetica dei luoghi, divinandone il genius abitativo e architettonico: il Duomo di Milano, Matera, San Galgano, il parco delle sculture della Collezione Gori – Fattoria Celle di Santomato, Il Vittoriale degli Italiani, il grande Cretto di Burri di Gibellina.

Su di Lui e per Lui hanno scritto grandi e grandissimi: Antonio Paolucci, Antonio Natali, Tomasi Montanari, Maurizio Calvesi, Bruno Corà, Vincenzo Trione, Eike D. Schmidt, Flaminio Gualdoni, Walter Guadagnini, Antonio Scurati, Silvio Ceccato, Cristina Acidini Luchinat: ognuno intuendo la sensualità e la spiritualità della sua Camera Aurea.

Le sue opere fanno parte di prestigiose collezioni private e pubbliche; tra queste, Fondazione Maramotti di Reggio Emilia, GAM di Torino, Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano, del MAXXI di Roma, Fondazione Alberto Burri di Città di Castello, Uffizi, Palazzo Fabroni di Pistoia, Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia.

Born in Pistoia (January 19, 1938), during his exceptional career as an art photographer, Aurelio Amendola devoted himself intensely to contemporary themes, eventually collecting a veritable Portrait Gallery of the most famous twentieth-century masters, a sort of Gallery of Illustrious Men of the high age, revisited with the banners of current events: De Chirico, Pomodoro, Schifano, Lichtenstein, Warhol. Thanks to the long personal acquaintance with many of them (Manzù, Fabbri, Ceroli, Vangi, Kounellis, Pistoletto, Parmiggiani, Paladino, Barni, Ruffi, Mainolfi) he creates countless monographs accompanied by his shots. The partnership with Marino Marini and Alberto Burri, unforgettable companions on the road and in life, is precious. At the same time, Amendola distinguishes himself for famous photographs of Italian Renaissance sculptures or, more generally, for those dedicated to the classical tradition, intimately understanding their volumes, three-dimensionality, contrasts, and each time offering a point of view that is clearly different from the documentary approach: inspired by a tactile, emotional, sensorial vision.

His beginnings are marked by the now famous volume Il pulpito by Giovanni Pisano in Pistoia (1969); the primary photographic campaign (1964) was followed by many others, plowing the subject between rigorous fidelity and changing interpretation, especially for the iridescent use of light. The interest in the ancient is then rooted in numerous other photographic works: Donatello, Jacopo della Quercia, Luca della Robbia, Canova, Bernini, Michelangelo. To the latter's marbles – a sort of alter ego of constant inspirations – he consecrates numerous catalogues, exhibitions and monographs. In 1994 with the volume An eye on Michelangelo (dedicated to the Medici Chapels in San Lorenzo, Florence) Amendola won the Oscar Goldoni Award for the best photographic book of the year. As a compendium, he illustrates the great themes of Italian art, creating true masterpieces, as demonstrated by the volumes on St. Peter's basilica, visited from a personal point of view: between elegant perspectives, unexpected details and never-before-seen glimpses over the years, Amendola has constantly experienced hazards, mixes, juxtapositions, interweaving, combinations. Lowering the ancient into the contemporary or giving the contemporary a classic treatment. Coming each time to compose timeless and ageless photographic sequences. Like immortals.

Alongside portraiture and ancient statuary, Amendola has extensively ventured into the poetics of places, divining their living and architectural genius: the Duomo of Milan, Matera, San Galgano, the sculpture park of the Gori Collection – Fattoria Celle di Santomato, the Vittoriale degli Italiani, the great Cretto di Burri of Gibellina.

Great and very great have written about him and for him: Antonio Paolucci, Antonio Natali, Tomasi Montanari, Maurizio Calvesi, Bruno Corà, Vincenzo Trione, Eike D. Schmidt, Flaminio Gualdoni, Walter Guadagnini, Antonio Scurati, Silvio Ceccato, Cristina Acidini Luchinat : everyone sensing the sensuality and spirituality of his Golden Room.

His works are part of prestigious private and public collections; among these, the Maramotti Foundation of Reggio Emilia, the GAM of Turin, the Arnaldo Pomodoro Foundation of Milan, the MAXXI of Rome, the Alberto Burri Foundation of Città di Castello, the Uffizi Gallery, Palazzo Fabroni of Pistoia, the Cassa di Risparmio di Pistoia and Pescia Foundation.


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Aurelio Amendola, Michelangelo, Giuliano de Medici Cappelle Medicee, 2004








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